Tutti gli adulti sono stati prima di tutto dei bambini. (Ma pochi di loro se ne ricordano).
A. de Saint-Exupéry
Nonostante i cambiamenti attraversino tutta la crescita, alcune età più di altre sono vissute in modo critico:
ne sono un esempio il periodo prescolare, i primi anni della scuola primaria, il passaggio all’adolescenza.
I motivi alla base di una fase di sviluppo complicata possono essere di due tipi.
Il primo motivo è di ordine fisiologico: la maturazione di nuove abilità e il cambiamento determinato dallo sviluppo, modificano le relazioni tra ambiente, genitori e figli, con le reciproche richieste e aspettative.
La “crisi”, può essere un momento di passaggio, superato il quale viene ripristinato un nuovo equilibrio. Il disagio in infanzia e adolescenza, molto spesso, nasce da una difficoltà a rispondere a ciò che le tappe di sviluppo e l’ambiente richiedono.
In queste fasi i bambini e i ragazzi possono vivere situazioni di difficoltà in alcuni ambiti della loro vita che in breve naturalmente si risolveranno.
In caso contrario, possono emergere modalità reattive meno salutari, secondarie alla problematica iniziale come insuccesso scolastico, ansia da separazione e rifiuto della scuola, reazioni di rabbia incontrollata o un cambiamento nell’appetito e nel sonno.
Il secondo motivo riguarda la presenza di una condizione innata atipica del bambino come un disturbo dello sviluppo (linguaggio, apprendimento, attenzione, comprensione del testo), un deficit sensoriale oppure una particolare reattività temperamentale.
Queste condizioni possono diventare ostacoli per una sana risposta del bambino e del ragazzo alle richieste della scuola, del rapporto con i pari e dell’ambiente familiare.
Tali condizioni vengono definite evolutive poiché attraversano tutta la crescita, si esprimono in modi diversi alle diverse età.
Nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza i processi di crescita psicofisica e di apprendimento sono inseparabili e interdipendenti, e il modo in cui si intrecciano influenza fortemente la costruzione dell’identità personale del giovane e la stabilizzazione delle strategie di regolazione emotiva.
I bambini e i ragazzi non sono portatori autonomi di una richiesta di aiuto. Di norma sono i genitori, con il supporto del pediatra di base o degli insegnanti che decidono di rivolgersi allo psicologo.
Qui puoi leggere il documento di consenso informato per la consulenza/terapia psicologica che entrambi i genitori devono sottoscrivere.